Grande importanza i greci attribuivano alla musica, ritenendo che essa contribuisse a modellare nell'uomo la bellezza fisica e morale. La musica rivestiva quindi un ruolo essenziale in molteplici circostanze: rituali e feste venivano accompagnati da esecuzioni corali, cantate e danzate. Ritmate dal suono erano anche le preparazioni ginniche e sportive, alle quali in modo particolare si addiceva il tono acuto e penetrante dell'aulòs, lo strumento a fiato più diffuso nella Grecia antica. Il suono dell'aulòs accompagnava i concorrenti del pentathlon. Al lancio del giavellotto e del disco, al salto e alla lotta ci si allenava in presenza di un auleta, in genere raffigurato sui vasi con lunghe vesti ricamate e con il capo cinto da una corona. Nelle medesime rappresentazioni si osserva come l' aulòs sia trattenuto sulla bocca dalla phorbeia. Quest'ultima, una sorta di bavaglio di pelle con fori in corrispondenza delle labbra per l'introduzione dell'imboccatura dello strumento, veniva legata sulla nuca oppure era tenuta ferma da legacci che passavano al di sopra del capo e rendeva più stabile l'imboccatura stessa regolando l'emissione del fiato. Di norma il suonatore dell'aulòs doppio muoveva contemporanea-mente le dita sui fori di entrambe le canne dello strumento. L' aulòs costituito da una sola canna non apparteneva alla tradizione greca e fu un'acquisizione abbastanza recente introdotta da altri paesi. La terminologia che le fonti tramandano riferendosi agli aulói è fortemente differenziata così come assai ampia è la loro documentazione iconografica: ai nostri occhi questi antichi strumenti appaiono identici per forma e struttura, eppure a stabilirne la diversità erano le varianti nell' accordatura determinate dalla disposizione dei fori.