ABBAZIA DI POMPOSA E MUSEO POMPOSIANO
Via Pomposa Centro, 12 Codigoro (Fe)

tel. 0533 719119 (per info e biglietteria)

email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


ORARI DI APERTURA:

prima domenica di ogni mese > ingresso gratuito

Dal MARTEDI’ alla DOMENICA dalle ore 8:30 alle 19:30 (chiusura biglietteria alle ore 18:45).
Lunedì ingresso alla chiesa solo per esigenze di culto. Domenica dalle 11.00 alle 12.00, per la celebrazione della santa messa, ingresso alla chiesa riservato ai fedeli.

 

chiuso nei giorni 1 gennaio, 25 dicembre


GIORNATE AD INGRESSO GRATUITO:

Anniversario della Liberazione 25 aprile, Riconsacrazione della chiesa di S. Maria 7 maggio, Festa della Repubblica 2 giugno, Giornata dell'Unità Nazionale 4 novembre e San Martino 11 novembre

 

ACQUISTO BIGLIETTI:

E' attivo il sevizio di bigliettazione online. Per l'acquisto basta accedere all'app tramite il seguente link  https://portale.museiitaliani.it/b2c/#it/buyTicketless/e6a592b1-bb11-43d0-a0c3-b286cc050291 e registrarsi.

E' attivo il pagamento con POS.

 

Si comunica che questo istituto s'impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri per l'apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio.


PANNELLI VERSIONE INGLESE:

The Pomposa building complex

The Bell Tower

The Palazzo della Ragione

The Park

The Church of St. Mary

 

Ingresso

intero € 5,00 (nei giorni festivi € 3,00 e ingresso gratuito alla chiesa)

intero con guida cartacea € 7,00

agevolato € 2,00 (nei giorni festivi ingresso gratuito alla Chiesa) giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni

gratuito per tutti i cittadini di età inferiore a 18 anni.


sono previste ulteriori agevolazioni per l'ingresso

 

Accessibilità

gli utenti con disabilità motoria possono accedere a tutte le sale del museo a piano terra attraverso l’ausilio di rampe

 

Servizi

all’interno del Museo sono presenti pannelli didascalici esplicativi delle collezioni in diverse lingue

 

Carta della qualità e dei servizi

Scarica il documento (aggiornato a ottobre 2017)

   

 

 

L’abbazia di Pomposa: un centro monastico sul Delta del Po

booklet in Chinese language

 

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A circa 50 km da Ferrara e a 20 km da Comacchio, lungo la litoranea via Romea, percorsa nel Medioevo dai pellegrini in viaggio verso Roma, sorge Pomposa, l'abbazia del Delta del Po.

Questa area, uno dei parchi deltizi più importanti d'Europa, è inclusa nei siti Unesco dal 1999, quando il riconoscimento già assegnato a Ferrara nel 1995 è stato esteso al territorio comprendente il Delta del Po e le cosiddette Delizie Estensi.

La visita

Il complesso abbaziale è composto da tre nuclei: il campanile (F) con la Chiesa di S. Maria (A), il chiostro con gli ambienti annessi (B,C,D,E) e il Palazzo della Ragione (G).

 

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Campanile e atrio

Il complesso della chiesa, caratterizzato dall’atrio rettangolare con tre arcate d’ingresso e il noto campanile, sono l'immagine distintiva di Pomposa.

L'atrio non esisteva nelle più antiche fasi della chiesa: fu aggiunto, ampliandone la planimetria, nel periodo dell'abbaziato di Guido, poco prima della nuova consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1026. Di tale opera fu autore il magister Mazulo.

Sullo sfondo di un paramento tipicamente medievale di mattoni irregolari e policromi, si dispongono con simmetria le due finestre a rosone chiuse da transenne traforate, cosi come pure gli altorilievi zoomorfi, alternati a bacini ceramici, disposti all'altezza degli archi d'accesso al portale.

La costruzione del campanile ebbe inizio invece nel 1063, ad opera del magister Deusdedit.

Si tratta di un mirabile esempio di stile romanico: alto circa 48 m, l’interno è articolato in nove piani percorribili fino a quello delle campane attraverso 201 gradini.

Il progressivo ampliamento delle aperture da monofore a luce crescente, a bifore, trifore e quadrifore man mano che l'altezza aumenta, oltre che essere un espediente per l'alleggerimento strutturale, serve ad esaltare il senso di ascensione dello spirito verso l’alto.

 

La chiesa e i cicli di affreschi

 

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La Chiesa di S. Maria di Pomposa presenta oggi una pianta basilicale a tre navate con abside poligonale, tipica dell’ambiente ravennate, così come di provenienza ravennate sono moltissimi elementi strutturali interni, dai capitelli ai mosaici pavimentali, che testimoniano la pratica tipicamente medievale del reimpiego, vale a dire il riutilizzo di materiali di pregio, più antichi, in nuove strutture.

Così come appare oggi l’interno della chiesa, completamente affrescato, è il risultato di un palinsesto composito formatosi nei secoli.

Sebbene la prevalenza sia data dagli affreschi trecenteschi dell’abside e della navata centrale, è possibile scorgere qua e là qualche testimonianza della decorazione dei secoli precedenti e leggere gli affreschi in senso cronologico, dal più antico al più recente.

 

La decorazione dell’abside, opera di Vitale da Bologna nel XIV secolo, raffigura un Cristo benedicente dentro la Mandorla Mistica con a destra la Vergine, seguita da uno stuolo di principesse, vergini, martiri e l’abate Andrea, committente dell’opera, in ginocchio, mentre a sinistra la figura di S. Michele Arcangelo è nell’atto di pesare le anime con la bilancia a due piatti.

Nella fascia centrale sono raffigurati San Giovanni Battista e San Martino tra evangelisti e dottori della Chiesa.

Nel registro inferiore è illustrata la storia di S. Eustachio.

Ad un periodo successivo alla realizzazione dell'abside, ma sempre di scuola vitaliana, sono gli affreschi della navata centrale della chiesa, divisi in tre ordini.

Le scene si leggono in senso orario procedendo dall'abside verso l’entrata della chiesa: nell'ordine superiore scene tratte dall’Antico Testamento mentre nell' ordine mediano vi sono scene tratte dal Nuovo Testamento. L'ordine inferiore è destinato al ciclo dall'Apocalisse.

La visita alla chiesa si conclude con il monito del Giudizio Universale, posto sulla controfacciata.

 

Mosaici pavimentali

Una particolare attenzione merita il pavimento della navata centrale in mosaico e opus sectile.

Si presenta come una complessa distesa, suddivisa in quattro settori databili tra XI e XII secolo, simile a quelle di molte chiese veneziane.

Il settore più antico è quello che si trova nella zona del presbiterio, realizzato attraverso una commistione delle due tecniche, tipica di ambienti bizantini.

Il secondo settore è costituito da un quinconce di grandi dimensioni con un cerchio al centro da cui si dipartono quattro bracci di una croce.

All’interno di questo grande pannello è inserita la piccola lastra marmorea che ricorda la dedicazione della chiesa il 7 maggio 1026.

A seguire, spostandosi verso l'ingresso, l'unico mosaico figurato di Pomposa. Oggetto di questo pannello musivo sono animali e forme medievali.

Il mosaico figurato è posto in una zona originariamente destinata ai soli monaci, mentre il settore più vicino all'ingresso della Chiesa, posteriore di circa un secolo rispetto agli altri, è decorato con un quinconce di grandi dimensioni.

Gli ambienti della vita monastica

Come nei complessi monastici benedettini, l’organizzazione degli ambienti nei quali si svolgeva la vita quotidiana ruotava attorno al chiostro.

Ciò è visibile anche a Pomposa dove, attorno a quello che doveva essere il chiostro maggiore, si articolano gli spazi della sala del Capitolo, della sala delle Stilate e del Refettorio.

È importante ricordare che quello che si può vedere del complesso abbaziale di Pomposa è ciò che si è preservato nel corso del tempo, ma non rispecchia né la configurazione originaria

del monastero, né quella successiva quale si può desumere dalle piante cinquecentesche in nostro possesso.

 

Sala del Capitolo

La sala capitolare è il luogo in cui i monaci si riunivano per leggere e meditare su un capitolo della Regola di S. Benedetto, da cui il nome.

Si sviluppa lungo il fianco settentrionale della chiesa e gli affreschi che lo decorano sono stati attribuiti a scuola giottesca padovana e risalgono al pieno XIV secolo.

Di fronte all’entrata campeggia una imponente Crocifissione che, piena di pathos, rappresenta Maria che sviene sotto la croce del Figlio, sorretta da Giovanni e da una delle pie donne. Ai lati le figure dei santi Pietro e Paolo, mentre sulle pareti laterali sono raffigurati i santi Benedetto e Guido all’interno di grandi nicchie e 12 profeti, 6 per parte, dipinti in monocromo come se fossero statue all’interno di un finto loggiato di bifore.

Sala del Refettorio

 

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Sul lato sud del chiostro si trova il refettorio che è l'ambiente in cui i monaci consumavano, insieme, i pasti della giornata.

Le pareti decorate su cui rimangono gli affreschi risultano essere le pareti minori, perché le altre hanno subito gravi danni, a causa delle vicende storiche dell’abbazia.

Sulla parete sinistra rispetto all’entrata, tre scene trecentesche scandite da quattro colonnine tortili costituiscono il programma iconografico volto a sottolineare la funzione del luogo.

Nella scena centrale si trova Cristo in trono tra la Vergine e san Giovanni Battista mentre ai lati si trovano i santi pomposiani, san Benedetto alla destra di Cristo e san Guido alla sinistra.

Ai lati di questa scena le due rappresentazioni che hanno in comune il contesto della mensa: a sinistra l’Ultima Cena evangelica, in cui gli apostoli sono distribuiti attorno ad un tavolo rotondo.

A destra il miracolo della mutazione dell’acqua in vino da parte di Guido Abate, certo la rappresentazione più pregevole per la vivacità dei personaggi e la cura dei dettagli. La scena è la più contestualizzata in quanto riporta un episodio reale della storia di Pomposa, narrato nella Vita di S. Guido -scritta da un monaco pomposiano suo sottoposto-, il quale aveva spesso come ospite all’abbazia l’Arcivescovo di Ravenna Gebeardo di Eichstätt. A quest’ultimo i monaci offrivano da bere il vino, mentre il pio abate Guido beveva sempre acqua. Un giorno il vescovo, forse scettico,volle bere dalla brocca di Guido ed ecco che l’acqua si mutò per lui in vino, causando sgomento nel Vescovo come nei suoi accompagnatori.

Il Museo Pomposiano

A destra della chiesa, in quello che era l’antico dormitorio, è situato il Museo Pomposiano, al quale si accede con due rampe di scale e nel quale sono custoditi i più importanti pezzi riguardanti la storia del complesso abbaziale.

L’attuale allestimento risale al 1976 e conserva numerosi oggetti provenienti dalla chiesa, dal complesso abbaziale e dai dintorni di Pomposa, in un excursus cronologico che parte dal VI secolo e arriva al XIX.

Le figure cardine di Pomposa Guido l’abate e Guido il musico

Il personaggio principale nelle vicende dell'abbazia nella sua fase di maggiore splendore è l'abate Guido, vissuto tra X e XI secolo.

Originario del ravennate, dopo studi laici sentì il fascino della vita dedicata a Dio e a Roma approfondì gli studi ecclesiastici. Tornò poi nei luoghi a lui familiari avendo appreso della fama spirituale di un tale Martino, abate di Pomposa.

Sotto la guida di Martino, Guido si avvicinò alla vita eremitica ma non rigettò mai il mondo cenobitico, accettando la nomina alla guida del monastero di Pomposa dal 1008.

Sono questi gli anni in cui la posizione giuridica del monastero cambiò radicalmente passando dalla chiesa ravennate all'autorità imperiale e poi all'autonomia grazie al favore che proprio la figura di Guido incontrò presso l'imperatore.

È al suo abbaziato che si deve ascrivere l’ampliamento dell’edificio di culto.

Intorno a Guido confluirono una serie di personaggi ben noti nel panorama culturale dell’epoca:

Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, così come il vescovo di Ravenna, Gebeardo di Eichstätt, furono due assidui frequentatori dell’abbazia: il primo volle essere fustigato a Pomposa per scontare i suoi peccati di simonia, il secondo venne dipinto nella sala del refettorio nel famoso miracolo della mutazione dell’acqua in vino.

Guido d’Arezzo invece vi impostò e sperimentò la sua pratica canora che rivoluzionò la didattica musicale occidentale. Fu monaco a Pomposa dal 1013 in avanti e qui, durante l’abbaziato del suo omonimo, elaborò un nuovo sistema di notazione ed esecuzione musicale, la solmisazione, che permetteva a chiunque di leggere ed eseguire a prima vista una melodia sconosciuta, velocizzando l’apprendimento e svincolandolo dalla trasmissione orale.