AREA ARCHEOLOGICA DI VELEIA
Strada provinciale, 14 - 29018 Lugagnano Val d'Arda (PC), Loc. Veleia Romana
tel. 0523.807113 fax 0523.807113
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MODALITÀ DI ACCESSO E VISITA Attenzione: informiamo il gentile pubblico che nel periodo invernale le pavimentazioni del foro e le terme vengono ricoperte per essere salvaguardate dagli agenti atmosferici e pertanto non sono visibili. Consigliamo di telefonare all'Antiquarium (+39 0523.807113) per verificare la rimozione delle protezioni e il conseguente ripristino della fruibilità. Si comunica che questo istituto s'impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri per l'apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio.
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Ingresso intero € 3,00 agevolato € 2,00 (giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni) gratuito per tutti i cittadini di età inferiore a 18 anni. sono previste ulteriori agevolazioni per l'ingresso consulta il seguente link: https://cultura.gov.it/agevolazioni
Carta della qualità dei Servizi
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AREA ARCHEOLOGICA DI VELEIA ROMANA
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La città romana di Veleia si sviluppa alle spalle della colonia di Piacenza (a m.460 s.l.m.), nella valle di un subaffluente del Po, il Chero, in territorio ligure, una volta domata - poco prima della metà del II sec.a.C. - la lunga resistenza delle popolazioni indigene. La presenza di un sepolcreto a cremazione della seconda età del ferro, scavato alla fine del secolo scorso, a nord-est dell’abitato romano, consente di ritenerla sorta nell’area d’insediamento di una comunità protostorica.
Veleia diviene, attorno alla metà del I sec.a.C., municipium, capoluogo di un distretto montano esteso dal Taro al Luretta e dal crinale appenninico alla pianura, confinante con i territori di Parma, Piacenza, Libarna, Lucca.
Il nome deriva da quello di una tribù ligure, i Veleiates o Eleates. Testi epigrafici e fonti letterarie ne attestano più antica e frequente la grafia con elle semplice. Ma già probabilmente dal I sec. d.C. la città è designata nella parlata corrente con l’appellativo, sopravvissuto nel Medioevo, di Augusta, che distingue talvolta centri romani in territori mai del tutto romanizzati.
Alle fortune della città non sono estranee motivazioni politiche e militari. Ma, lontano dalle grandi strade transappenniniche, male esposto e minacciato da frane, il sito favorisce probabilmente una spontanea evoluzione del primitivo nucleo urbano in virtù delle acque cloruro-sodiche presenti nei suoi terreni, oggetto di devozione per le loro proprietà terapeutiche, sicuramente apprezzate per usi alimentari.
L’abitato è distribuito su una serie di terrazze. Vi si riconoscono varie fasi edilizie. Il foro, d’età augusteo-giulio claudia, si estende su un ripiano ottenuto artificialmente con un massiccio sbancamento, come rivela la stratificazione leggibile sotto la scalinata sul lato orientale. Ne è ben conservato il lastricato, a quattro pioventi, drenati da una cunetta perimetrale con pozzetti di decantazione agli angoli.
Lo circonda su tre lati un portico, dilatato in antico illusionisticamente da pitture murali, su cui si aprono botteghe e ambienti a destinazione pubblica, quasi tutti dotati d’impianti di riscaldamento.
Lo completa la più bassa delle terrazze, ottenuta con l’accumulo dei materiali provenienti dallo sbancamento del pendio soprastante, contenuti da robuste sostruzioni, ancora ben leggibili nel Settecento. Raccordata a quella superiore da un imponente ingresso a duplice prospetto tetrastilo inserito nel colonnato del foro, questa è forse riservata alle funzioni religiose.
Meta ultima di un percorso ascensionale che proviene dal fondovalle appare la basilica che chiude a sud il complesso, edificio a navata unica, con esedre rettangolari alle testate, sede del culto imperiale, ove, addossate alla parete di fondo, si levavano le dodici grandi statue in marmo lunense raffiguranti membri della famiglia giulio-claudia.
Tutto il complesso si deve, come ricorda una serie di iscrizioni, alla munificenza di personaggi facoltosi e magistrati locali.
A ovest del foro scavi recenti hanno riportato nuovamente in luce resti di costruzioni riconosciute anteriori alla sua creazione nonché tracce del suo originario ingresso, sostituito dopo la metà del I sec. d.C. da quello, monumentale, ubicato sul lato settentrionale. Sorgono a monte del foro quartieri d’abitazione e un edificio termale. La terrazza su cui si leva sin dal Medioevo una pieve dedicata a S. Antonino ospita, probabilmente, un edificio di culto già nell’antichità. Più in alto è situata una costruzione identificata già all’atto della scoperta come un serbatoio d’acqua, più tardi erroneamente interpretata - e di conseguenza ricostruita - come anfiteatro.
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