L’idea dello sport in Etruria padana si compone attraverso le immagini degli atleti e degli agoni ricorrenti sui vasi figurati importati dalla Grecia, che attestano l'intera gamma delle discipline sportive: corse di cavalieri e quadrighe, vari tipi di corse a piedi, lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo, pugilato e scene di palestra. Tali immagini erano evidentemente ben comprese ed apprezzate dai ricchi acquirenti etruschi, come documenta la ripresa di tale universo figurativo in tipiche produzioni locali quali statuette in bronzo raffiguranti atleti con disco, pesi (haltéres) e strigile, segnacoli tombali in pietra e situle in bronzo, sulle cui superfici si dispiegano artico-late scene di giochi in onore del defunto, che vanno dalle corse a cavallo a gare di pugilato. Ma è esistita veramente nella realtà etrusca una pratica dello sport o le scene sportive che caratterizzano tanti monumenti funerari etruschi, siano esse dipinte o incise sono semplicemente rappresentazioni della volontà di uniformarsi all'ideale atletico ellenico? E quale poteva essere in particolare l'approccio dell'Etruria padana ai simboli certo più caratterizzanti dell'intero sistema educativo greco, vale a dire ginnasi e palestre? Al di là del divario qualitativo e stilistico che separa i due mondi figurativi, ad un'osservazione attenta non possono sfuggire sostanziali differenze nell'atteggiarsi fra gli atleti greci ed etruschi. E' proprio tale distacco dal modello ispiratore a connotare e vivificare l'idea di una pratica dello sport peculiarmente etrusca, frutto della rielaborazione originale di modelli ellenici. Le pareti dei grandi vasi greci giunti in Etruria padana hanno veicolato immagini di quadrighe in partenza, lanciate al galoppo o in arrivo, sul punto di riceve-re la corona della vittoria e, accanto a queste scene concitate di gara, si compongono quelle pacate di maneggio, dove gli scudieri si prendono cura dei cavalli. Le quadrighe etrusche evocano piuttosto giochi funebri in onore del defunto, come nel caso della stele felsinea di Vel Kaiknas e a giochi funebri sono pure riconducibili le teorie dei cavalieri che compiono spericolate acrobazie come sul cippo funebre da Marzabotto. Un diverso approccio al mondo dello sport è ben esemplificato anche nelle rappresentazioni della competizione che resta il simbolo dell'atletismo greco, vale a dire il lancio del disco. Al dinamismo e movimento che caratterizza i discoboli greci, fissati nel movimento avvolgente che prelude il lancio, si contrappone in Etruria la posa statica di atleti in riposo con il disco in mano.