CASTELLO DI TORRECHIARA email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Modalità di accesso e visita: Si comunica che questo istituto s'impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri per l'apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio. |
Ingresso intero € 5,00 agevolato € 2,00 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni gratuito per tutti i cittadini di età inferiore a 18 anni. sono previste ulteriori agevolazioni per l'ingresso controlla il seguente link: https://cultura.gov.it/agevolazioni Accessibilità Carta della qualità e dei servizi Scarica il documento (aggiornato a ottobre 2017)
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Opuscolo in omaggio L'opuscolo “Collezione Cordero donazione di antiche armi e armature al Castello di Torrechiara” in
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CASTELLO DI TORRECHIARA
Scopri il Castello di Torrechiara e la sua storia d'amore
"le due cinta di mura, le cortine piantate sopra un esatto quadrato, e le quattro torri disegnano insieme come una piramide ciclopica graditissima all'occhio e, di fatto, elegantissima".
Così nel 1894 Corrado Ricci descriveva il castello di Torrechiara, frazione del Comune di Langhirano, in provincia di Parma, cogliendo quel senso di armonico equilibrio che il visitatore avverte alla sua vista.
Posto nelle prime propaggini dell'Appennino, a sud della città di Parma, in una zona collinare da secoli coltivata a vigneti, in posizione strategica su di un'altura che domina la sottostante vallata percorsa dal torrente Parma, il castello gode di un panorama di grande fascino, sia verso lo sbocco della valle sia verso la città ed è senza dubbio uno dei più notevoli esempi di architettura fortificata non solo dell'Emilia Romagna, ma di tutta Italia.
Fu fatto costruire tra il 1448 e il 1460 da Pier Maria Rossi, conte di San Secondo, grande condottiero al servizio dei Visconti, perché, da un lato, controllasse lo sbocco del torrente Parma nella pianura e rafforzasse quello scacchiere fortificato, che garantiva gli accessi dalla Liguria e dalla Toscana, in mano alla sua famiglia, e, dall'altro , per farne la sua dimora con l'amata Bianca Pellegrini da Arluno.
La rocca, che mostra l'influenza dei castelli sforzeschi-viscontei, nasce dunque non solo come strumento di difesa, ma anche come dimora signorile, fondendo strutture difensive e residenziali.
Il castello di Torrechiara, composto dal maniero e dall'antico borgo alto, è costruito su una piattaforma murata posta al sommo di un colle terrazzato (a m.278 s.l.m.): i lati orientale e meridionale della piattaforma sono stati costruiti artificialmente, come rivelano i numerosi locali sotterranei ricavati all'interno dei bastioni delimitati dal primo giro di mura, oggi visitabili, dopo un attento lavoro di recupero, conclusosi nel 2006.
Il castello è delimitato da un doppio fossato con ponti levatoi e, pur soggetto a vari ingrandimenti e restauri, conserva la sua mole di epoca tardomedievale, con quattro torri angolari a forma quadrata : a nord il mastio, detto torre del leone, stemma nobiliare dei Rossi, di altezza doppia rispetto agli altri; a nord est di S.Nicomede, sopra l'omonimo Oratorio; ad ovest del Giglio; ad est della Camera d'oro. Le torri sono collegate da una doppia cortina muraria a merlature ghibelline, che definiscono un cortile rettangolare, detto Cortile d'onore (lato lungo m.26,55). Il cortile ha un lato porticato con volte a crociera e colonne in laterizio, nel primo ordine, e arenaria nel secondo, con soprastante loggiato. Vi si accede attraverso un lungo passaggio coperto. Verso la fine del XVI secolo furono sul fronte orientali innestati, sulle torri angolari della seconda cinta , due corpi di fabbrica con soprastanti terrazze coperte, creando un belvedere che domina su un amplissimo panorama.
Dal cortile, che conserva quasi intatta l'impronta stilistica quattrocentesca, si accede all'oratorio di S.Nicomede (torre nord-est), con portone originale costellato di borchie coi monogrammi di Bianca e Pier Maria e affreschi di Cesare Baglione: qui i due amanti si sarebbero fatti seppellire, come sembrano testimoniare due lapidi.
L'interno del castello è ricchissimo di sale affrescate, principalmente a temi naturalistici, fantastici e a grottesche.
Al piano terreno, le decorazioni delle sale di Giove, del Pergolato, della Vittoria, del Velario sono da ascriversi a Cesare Baglione, mentre la sala degli Angeli, con richiami alla cupola del Correggio nel Duomo di Parma, ad anonimo parmense dei primi decenni del ‘600, e la sala degli Stemmi è di epoca sicuramente posteriore.
Al piano superiore è il grande salone degli Acrobati, con affreschi sempre di Baglione e di Giovan Antonio Paganino (ultimi decenni del ‘500) e la più famosa Camera d'oro (torre di nord-est), la stanza nuziale che deve il suo nome alle foglie d'oro zecchino che un tempo rivestivano le formelle alle pareti, affrescate tra il 1460 e il 1462 da Benedetto Bembo (1420-25-1493?) , o, secondo recenti ipotesi attributive, dal meno noto fratello Gerolamo, con scene, nelle lunette della volta, del rituale dell'amore cavalleresco e, nelle vele, del pellegrinaggio d'amore di Bianca che va cercando, di castello in castello, l'amato, a celebrazione della potenza dell'amore e della vastità dei sui domini, restituiti con grande cura di particolari in vedute molto importanti dal punto di vista iconografico.
Gli stucchi in bassorilievo e le splendide formelle in terracotta con gli stemmi dei due amanti fanno di questo ambiente un esempio unico delle raffinatezze tardogotiche che caratterizzarono la corte di Francesco Sforza. Sullo stesso loggiato, su cui si affaccia la Camera d'oro, si snodano altre tre stanze dipinte dal Baglione, recentemente restaurate, dette dell'Aurora, del Meriggio e del Vespro, decorate con una serie di spettacolari panorami.
La Camera d'oro fu, nel suo arredo, completamente ricostruita su progetto dell'architetto Lamberto Cusani, dai pittori Amedeo Bocchi e Daniele De Strobel, dall'ebanista Ferdinando dell'Argine, dagli scultori Renato Brozzi ed Emilio Trombara, per rappresentare l'Emilia Romagna all'esposizione etnografica di Roma del 1911, nell'ambito delle celebrazioni dell'Unità d'Italia (1861-1911).
Nel 2004 la Soprintendenza BAP dell'Emilia, che aveva in consegna il castello, ne ha curato un nuovo allestimento, con la ricollocazione filologica degli arredi superstiti (tra cui il letto con alzata con coperta nuziale, il tavolino, il banco da preghiera, la cassapanca) e la variazione del percorso di visita, che da qui ha inizio, quale antefatto introduttivo alle sale quattro-cinquecentesche e alla Camera d'oro originale e testimonianza del clima culturale parmense di inizio Novecento.
Il castello è sede di numerosi spettacoli estivi, tra i quali il Festival di Torrechiara "Renata Tebaldi" ed è stato spesso usato, proprio perché molto ben conservato e ricco d'atmosfera, quale set cinematografico di film come Ladyhawke di Richard Donner.
Dal 2015 il Castello è gestito dalla Direzione Regionale Musei dell'Emilia Romagna.
(testo di Chiara Burgio; foto Mauro Davoli)